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Per visualizzare a quanto va la CPU del vostro computer o per modificarne il parametro di funzionamento, è disponibile una applet piccola ma molto comoda: CPUFreq. A differenza di CPU Frequency Scaling Monitor, compatibile solo con il pannello di Gnome, CPUFreq funziona anche con il pannello di Unity, l’interfaccia ormai di default di Ubuntu.

Installarla è molto semplice:

sudo add-apt-repository ppa:artfwo/ppa
sudo apt-get update
sudo apt-get install indicator-cpufreq

Sul pannello di Unity compare l’icona di CPUFreq che mostra il livello di utilizzo del processore. Cliccando si apre un menu che permette di scegliere una frequenza fissa (p.e. 0.8 GHz o 2.2 GHz), oppure impostare un profilo d’uso:

Conservative
Ondemand
Powersave
Performance

Lo screenshot vale più di ogni descrizione:

CPU frequency indicator

CPU frequency indicator

Nelle versioni precedenti di Ubuntu era facile creare un’icona con la quale avviare un programma: bastava posizionarsi sul Desktop e con il tasto destro del mouse selezionare la relativa voce di menu. Con Ubuntu 11.10 e Unity, questa possibilità è stata rimossa ma è comunque possibile creare nuovi “lanciatori” (tra virgolette perché personalmente preferisco il termine inglese launcher) da inserire eventualmente nella barra di Unity.

Per prima cosa va installato gnome-panel con il comando:

sudo apt-get install --no-install-recommends gnome-panel

Lo switch –no-install-recommends permette di evitare l’installazione dei pacchetti raccomandati, tra i quali gnome-session-fallback.

Per creare un nuovo “lanciatore” sul Desktop è sufficiente il comando (da terminale o con ALT-F2):

gnome-desktop-item-edit ~/Desktop/ --create-new

Naturalmente è possibile creare il “lanciatore” in qualsiasi cartella (per esempio una creata ad-hoc nella propria home) e poi trascinarlo nella barra di Unity per averlo sempre a disposizione.

Ringrazio per le informazioni contenute in questo articolo Ubuntu Geek, che ha pubblicato originariamente questo mini how-to:
http://www.ubuntugeek.com/how-to-create-desktop-launchers-in-ubuntu-11-10oneiric.html

E’ stata rilasciata la versione stabile 1.0 dell’Add-on per Firefox Weave Sync. Disponibile sia per Firefox “normale” che “mobile” (Fennec), permette di tenere sincronizzato tra tutti i dispositivi lo stato di Firefox relativamente a bookmarks, cronologia (history), tab di navigazione aperte, form e password salvate.

I dati vengono salvati su un server della Mozilla Foundation tramite un collegamento sicuro https e conservati in un file criptato. Al momento dell’installazione Weave chiede di creare un nuovo account (se non se ne possiede già uno) per il quale è necessario impostare la password di accesso a Weave, e una passfrase di almeno 12 caratteri con la quale verranno criptati i dati conservati sul server.

Per installare l’ultima versione stabile di Firefox su Ubuntu 9.10 Karmic e sucessivi, è sufficiente aggiungere tra i repository software ppa:mozillateam/firefox-stable.

Da terminale i passi da seguire sono:

sudo su
add-apt-repository ppa:mozillateam/firefox-stable
apt-get update
apt-get upgrade

Se con l’upgrade, per qualche motivo, non viene installata l’ultima versione stabile disponibile di Firefox (in questo caso la 3.6), basterà installarla esplicitamente con:

apt-get install firefox-3.6

Per le versioni di Ubuntu più datate le istruzioni sono disponibili nell’articolo di Ubuntu GeekHow to install firefox 3.6 stable from ubuntu ppa“.

Comprare un prodotto Apple, per quanto lo si paghi, non significa possederlo. Il proprietario è sempre la Apple che tramite l’uso di tecnologie di DRM (Digital Rights Management) a tutti gli effetti possiede sia l’hardware che il software.

Per comprendere meglio quanto la gestione dei DRM da parte di Apple vada a intaccare i diritti dei propri clienti, è consigliata la lettura della lettera che Defectivebydesign.org ha indirizzato a Steve Jobs: iPad DRM endangers our rights.

Nella lettera, sottoscrivibile, la Apple viene accusata di mettere in pericolo la libertà per il solo scopo di aumentare i propri profitti. Aggiungo di mio la riflessione che in fin dei conti si tratta di modello di business: se la Apple pretende un tale controllo sui propri prodotti e su quelli altrui distribuiti tramite l’App Store, allora l’hardware dovrebbe regalarlo e basare tutti gli introiti sulla vendita del software. Se invece l’hardware viene venduto (così come avviene e a caro prezzo) allora la pretesa di un tale controllo è senza fondamento e incide pesantemente sui diritti di chi tale hardware ha profumatamente pagato.

RAI.tv su Linux

Dal sito rai.tv è possibile vedere le dirette dei canali televisivi RAI. Il problema è che il sito è realizzato con Microsoft Silverlight e la versione per Linux, Moonlight non funziona al meglio.

La mia esperienza è la seguente: con Moonlight scaricato dai repository di Ubuntu riesco a vedere le trasmissioni in archivio ma non le dirette (viene caricata l’applicazione ma non parte lo streaming); con Moonlight scaricato direttamente dal sito di Mono si blocca tutto il sistema (costringendomi a staccare l’alimentazione per riavviare) oppure semplicemente non carica i programmi (né le dirette né quelli in archivio).

Siccome quello realizzato con Silverlight è solo un front-end, per visualizzare lo streaming basta conoscere la URL e aprirlo con un programma multimediale, quale mplayer o VLC. Per semplificare l’operazione è disponibile uno script che scarica l’elenco delle dirette RAI e invia la URL al programma scelto.

Per utilizzarlo basta copiarlo e incollarlo in un editor testuale (quale gedit o kate), salvarlo e assegnarli l’attributo di eseguibile (per esempio da terminale con il comando chmod +x nomedelfile). È possibile impostare alcuni parametri quali cambiare il programma di default (VLC) per usare invece mplayer (più leggero e, IMHO, performante). Per eseguirlo accedere al terminale e digitare ./nomedelfile.

In data 26 novembre 2009 (ma ne ho avuto notizia solo oggi), il Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione ha emanato una direttiva “per la riduzione dei siti web delle Pubbliche Amministrazioni e per il miglioramento della qualità dei servizi e delle informazioni on line al cittadino”, che si inquadra nell’ambito degli indirizzi di modernizzazione delle Amministrazioni Pubbliche relativamente all’adozione di iniziative e strumenti di trasparenza, di relazione, di comunicazione e di informazione verso i cittadini.

Obiettivo della direttiva è “sviluppare, promuovere e diffondere nelle PA un processo volto a fornire, attraverso i propri siti web, un accesso diretto, semplificato e qualitativamente valido alle informazioni e ai servizi resi all’utenza (utenza? Ma da quando i cittadini sono “utenti” e le PA aziende?), migliorandone la fruibilità. A tal fine viene introdotto l’obbligo per le Pubbliche Amministrazioni di rendere identificabili i propri siti istituzionali, eliminando al contempo gli innumerevoli siti registrati, attivati e non più aggiornati affinché non siano raggiungibili dai cittadini né direttamente, né per tramite dei motori di ricerca”.

Per il raggiungimento di tali obiettivi la direttiva rimanda a “Linee Guida“, che verranno pubblicate a 90 giorni dall’emanazione della direttiva, e ad un “Vademecum” che verrà reso disponibile sul sito istituzionale www.innovazione.gov.it. I siti della PA, inoltre, dovranno essere registrati tutti sotto il dominio gov.it ai fini di riconoscibilità e autorevolezza.

L’assistenza tecnica per l’iscrizione al dominio gov.it verrà fornita dal CNIPA (Centro Nazionale per l’Informatica della Pubblica Amministrazione), mentre il supporto formativo e informativo alle PA verrà fornito dal Formez secondo le indicazioni del Ministero.

In un documento del 24 novembre 2009, l’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) – l’ente internazionale che sovrintende l’assegnazione dei numeri IP, la gestione del sistema dei nomi a dominio di primo livello generico (gTLD), del codice internazionale (ccTLD) e dei sistemi di root server DNS – aveva evidenziato i danni che derivano dalla pratica esercitata dai DSN pubblici, di ridirezionare la navigazione verso pagine di ricerca in caso di dominio non trovato.

Il ridirezionamento automatico è previsto dalle specifiche tecniche dei server DNS tramite la NXDOMAIN substitution, così come spiegato dall’articolo di PuntoInformatico “DNS, ICANN sconsiglia i consigli di navigazione“, e opera indirizzando il browser verso un numero IP diverso da quello associato nel DNS al dominio che si cerca di raggiungere. Servizi quali OpenDNS utilizzano questa tecnica per dirigere l’utente verso pagine di ricerca che propongono soluzioni alternative, basando il proprio ritorno economico sulla pubblicità.

La notizia di oggi è che anche Google ha deciso di fornire un proprio servizio di DNS pubblico, con la motivazione che l’accesso al web e alle sue risorse deve essere il più veloce possibile, proponendo quindi la sua soluzione come più efficiente rispetto a quelle dei provider che forniscono l’accesso internet agli utenti.
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Lettera di ASSOLI (Associazione per il Software Libero) ai ministri Brunetta e Gelmini relativamente al protocollo di intesa siglato dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca ed il Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione con Microsoft per la diffusione del software nella scuola.
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La lettera aperta inviata al figlio dal direttore generale della Luiss necessita di una replica. Magari un po’ colorita, ma sincera.

Caro raccomandato politico, perché se ha diretto la Rai deve per forza essere stato affiliato, o quantomeno simpatico a qualche partito, nonché attuale direttore della Luiss, che per chi non la conoscesse è la più esclusiva università privata di Roma a cui accedono soltanto i figli di persone facoltose, vista la retta che viene chiesta per l’iscrizione, le scrivo per chiederle se non le sembra stucchevole, ipocrita e in un certo senso crudele propinarci una lettera a suo figlio in cui gli consiglia di cambiare nazione perché la nostra è marcita e dentro non ci troverà opportunità per esprimere il suo valore. Vede, dottor Pierluigi Celli, non solo non riesco a provare la minima empatia per quello che dovrebbe essere un supposto dramma, ma non riesco a vederla nemmeno come vittima e con lei non vedo come vittima suo figlio, sicuramente persona degna di lode che non mi permetto di giudicare, non conoscendolo. Il problema è che, con rispetto parlando, lei e quelli come lei siete la metastasi, il tumore che andrebbe rimosso per ricreare quella speranza ormai patrimonio dei dormienti.

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